“Il problema non è tanto di che nazionalità sono i lavoratori impiegati nel complesso cantieristico di Monfalcone, ma a quali condizioni le persone lavorano sul territorio del Friuli Venezia Giulia. Viene da sé che i livelli salariali non dignitosi e il lavoro senza diritti che vengono riservati ai lavoratori bengalesi impegnati nei subappalti in Fincantieri sono una forma di dumping sociale che ci riguarda tutti. Sono una causa della disoccupazione, della fuga dei giovani e dell’impoverimento demografico nel territorio regionale”. Lo evidenzia il segretario generale UIL del Friuli Venezia Giulia, Matteo Zorn, dopo alcune opinioni espresse sulla stampa da amministratori locali e dalla Confindustria della regione sulla forza lavoro straniera.
“Se a tutti i lavoratori venissero applicati i contratti collettivi maggiormente rappresentativi e venissero fatti interventi per rafforzare la contrattazione, il problema del reperimento di manodopera nella provincia di Gorizia sarebbe molto ridotto, e non parleremmo di squilibri ingestibili tra la popolazione autoctona e straniera che preoccupano alcuni amministratori locali. Con i contratti giusti, la forza lavoro locale sarebbe naturalmente favorita rispetto a quella ‘importata’. Mentre alle attuali condizioni subisce la concorrenza sleale da parte di quella straniera, a sua volta soggetta a sfruttamento”, precisa Zorn.
“Gli squilibri tra la popolazione e nell’occupazione non sono frutto del caso – osserva il segretario regionale -: le nostre aziende cercano forza lavoro a basso e bassissimo costo. E non è affatto solo un problema di formazione come sostengono da Confindustria che, ora propone la ‘formazione a casa loro’ per gli stranieri da ‘importare’. Insomma una ‘delocalizzazione della formazione’ (mentre le imprese sono in pieno ‘reshoring’) che –come viene maliziosamente da pensare– mira ad aumentare la qualità e la produttività della forza lavoro povera, rilanciando il dumping sociale sul nostro territorio. La formazione quindi va fatta qui dove ci sono norme, diritti, garanzie e lavoro, ma ha senso solo se seguita da condizioni dignitose per i lavoratori”.
“E’ un fatto che queste aziende, tra cui Fincantieri, siano considerate protagoniste dello sviluppo socioeconomico del territorio. Ma la realtà presenta anche ombre che non è giusto ignorare: ciò che per alcuni è sviluppo, per altri è sfruttamento. Come parti sociali noi facciamo la nostra parte – conclude Zorn -, ma è chiaro che tocca alla politica nazionale essere lungimirante e sostenere la contrattazione per rimuovere gli effetti nefasti dello sviluppo economico che impoverisce e strangola l’aspetto sociale del territorio”.