Serve piuttosto un “reddito di inserimento” inteso come politica attiva del lavoro per contrastare la crisi.
Sappiamo che le risorse a disposizione della legge finanziaria regionale sono poche, ma proprio per questo è indispensabile mirare attentamente gli obiettivi, evitando di suscitare aspettative destinate ad essere deluse.
E’ il caso dell’ipotizzata introduzione del reddito di cittadinanza.
E’ chiaro, infatti, che lo stanziamento di 1 milione di euro non corrisponde neanche minimamente allo scopo.
Sollecitiamo piuttosto la giunta regionale a confrontarsi su misure di sostegno economico a percorsi di carattere formativo che favoriscano la riqualificazione professionale e il conseguente inserimento (o reinserimento) nel mondo del lavoro.
In questo senso il “reddito di inserimento” è inteso come una forma di politica attiva del lavoro volta a contrastare con efficacia la perdurante fase di crisi economica e occupazionale che stiamo vivendo.
Il tutto va sostenuto da chiarezza di propositi e tempestività di interventi, non da annunci che fatalmente decadono.